Parliamo di bevande

senza esagerare con l'alcol

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    Tunisia

    di Fabio Cimmino

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    Tra le nazioni emergenti nell'ambito della produzione di vino di qualità si dimentica troppo spesso, a torto, di annoverare un paese come la Tunisia. Qui operano, tra l'altro, già da alcuni anni, anche aziende italiane con risultati apprezzabili.
    Le zone viticole più importanti sono quelle di Grombalia, Tunisi e Viserta mentre, per quanto riguarda i vini, oltre al famoso «Moscato di Tunisia», si producono altre interessanti tipologie di rossi, bianchi e rosati.
    I vitigni più diffusi sono tutti di origine europea, per lo più francese: l'Alicante-Bouchet, il Cinsault, il Grenache, il Carignan, il Nocera, il Pinot Nero, per i vini rossi (e rosati) ed il Semillon, il Pedro Ximenes, il Moscato di Terracina e il Moscato di Frontignan per i vini bianchi. Non mancano, comunque, i vitigni locali, tra i quali ricordiamo l'Abeidi, il Mizzutello ed il Sultanieh.

    Il primo vino a "cadere" nel bicchiere è stato il Carignano rosè 2000, vin de soleil, Aoc Mornag prodotto dal Domain Atlas (gradazione 12 % prezzo duty free areoporto di Tunisi € 5.50). Si tratta di un carignano in purezza, vinificato in rosa che potrebbe, benissimo, essere "scambiato" per un buon rosato salentino. Colore rosa intenso e brillante. Bouquet elegante e delicatamente fruttato. Gusto sottilmente speziato, denota una struttura imponente che si adatta ad una grande varietà di piatti, specialmente piatti saporiti a base di pesce, come calamari alla brace o un soutè di frutti di mare ma, anche, ad altre preparazioni come delle costolette d'agnello alla griglia o, perchè no, restando in zona, un buon couscous.

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    Il secondo vino da me degustato pur essendo vinificato in Tunisia, da uve locali, è prodotto da una azienda italiana, la siciliana Caltrasi che gestisce Domaine Neferis a Khanguet, vicino Grombalia, nel nord della Tunisia. In etichetta, pur non essendo riportato il vitigno (o i vitigni), ci viene spiegata, invece, l'origine dell'affascinante nome. Selian era l'antico nome con cui veniva chiamato il deserto del Sahara. Questo bianco (6.50 € al duty free dell'areoporto di Tunisi), elegante e fruttato, ha ben poco da invidiare alla nostra produzione. Non è, di certo, un mostro di complessità, non ha la mineralità di uno chablis francese né la finezza di un vino altoatesino ma non dimentichiamo che si tratta pur sempre di uve figlie di terreni aridi e di un caldo torrido e siccitoso. E' comunque un vino molto intenso sia al naso che in bocca e che si lascia bere con grande piacevolezza.

    La stessa Calatrasi produce, con la stessa etichetta, anche un rosso più impegnativo ed allo stesso tempo ben più costoso (14 € duty free areoporto Tunisi). Si tratta del Selian Riserva ottenuto da 100% uve carignano. L' annata degustata, la 2001, è considerata una delle migliori in Tunisia. Le uve, dopo una soffice pressatura, sono fatte fermentare in barrique, dove il vino, successivamente, rimane ad affinare per circa altri 8 mesi. Particolare attenzione in tutte queste fasi viene prestata al controllo delle temperature. Il risultato è, ancora una volta, un vino elegantemente fruttato (frutti di bosco), leggero ma allo stesso tempo opulento. Sul finale si percepisce un lieve accenno di speziatura.

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    Un altro simbolo della produzione di vino di qualità in Tunisia è rappresentato dall'Imperial Magnus 2000 (10 € duty free areoporto di Tunisi) dello Chateu Saint Augustin, un AOC Sidi Salem, 1er Cru Classè, ottenuto da uve mourvedre, pinot nero e (udite!udite!) sangiovese. Le vigne sono disposte su ampi terrazzamenti esposti al sole di natura argilloso-calcarea. Il microclima ideale contribuisce, infine, alla perfetta maturazione delle uve. Viene così ottenuto un risultato di assoluta originalità che mi ha ricordato, per lunghi tratti, un nebbiolo per la sua austerità, per le note di frutta rossa sotto spirito, di terra, di cioccolata (mon cherì). Peccato per un lieve sbilanciamento sovralcolico e per un stato evolutivo già piuttosto avanzato.

    Aspirazioni meno ambiziose per il Magon 1996 AOC Tebourba 1er Cru prodotto da una Cooperativa di Produttori che si identifica con la sigla CCVV. Il vino non eccelle né per complessità né per finezza ma ciò nonostante si fa apprezzare per la tenuta nel tempo (stiamo comunque parlando di un vino che ha 7 anni!). Si tratta di un vino elevato in fusti di legno di rovere. Elevazione che gli conferisce una notevole rotondità e caratteristici sentori boisè pur senza appesantirlo. In questo caso ci troviamo di fronte ad un vino che si lascia bere con una certa facilità senza richiedere particolare attenzione.

    Infine ho provato un blend di carignano e syrah della Cave Viticole Bou-Argoub, il Prestige AOC Mornag 2000 (6.50 € duty free areoporto di Tunisi). Un vino che non eccelle in finezza ed armonia nonostante una struttura di tutto rispetto. Infatti ad un bouquet molto ricco e generoso caratterizzato da lievi sensazioni boisé, sentori fruttati ed avvolgenti rotondità, si contrappone in bocca una certa scompostezza e sul finale si avvertono tannini un tantino rustici e spigolosi.

    Per questa volta... Tunisia felix a tutti!


    Fonte L'acquaBuona, racconti di vino
    Fotografie Cantine Calatrasi
     
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6 replies since 21/9/2005, 21:42   2370 views
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